C'era
una volta, tanti anni fa (ma non poi così tanti), in un bosco
incantato, una bimba bella e minuscola che viveva in un riccio di
castagna.
La
bimba era arrivata li dopo avere perduto la strada di casa, e non
era stata più capace di tornare indietro.
Il
bosco era meraviglioso ed offriva tutto il meglio che il creato
potesse offrire, era quasi un Paradiso Terrestre.
Era
inoltre pieno di creature fantastiche, alcune gentili ed alcune
malvagie (perlomeno così pareva).
Queste
creature erano tutte molto simili e non era possibile distinguere le
une dalle altre.
Per
assurdo, tutte quelle malvagie emanavano un profumo così buono che
per la bimba era impossibile resistere.
Quelle buone avevano un
odore a lei sgradevole tanto che le teneva a debita distanza.
Per
tanto tempo la creaturina si fece ingannare dai malvagi che la
prendevano in giro a proprio piacimento rubandole la fiducia nel
futuro.
Per
questo, per provare a proteggersi un po' , lei andò, ad un certo
punto, ad abitare dentro un riccio di castagna.
La
cosa funzionò per poco, perché stufa di essere sola e desiderosa di
trovare l'amore, la bimba, ogni tanto, dischiudeva l'entrata del suo
rifugio, e ….............. zacchetè! Subito qualche cattivone o
cattivona, riusciva ad intrufolarsi dentro, le masticava un po' il
cuore e se ne andava via.
Le
buone persone, invece, rimanevano, per sua scelta, immancabilmente fuori dalla sua
vita.
La
piccola bimba, che ora era diventata una fanciulla, era disperata.
Il
tempo passava e tutto andava sempre peggio, niente andava bene e lei
non riusciva a capire dove sbagliava.
Non
era abbastanza graziosa o gentile? La sua casa non era ordinata?
Diceva cose sciocche? Non sapeva cucinare bene? I suoi vestiti non
erano adeguati? Lei non era adeguata? Era troppo povera? Era
maleducata? Era stupida o volgare? Non valeva nulla?
Più
si incolpava e più cercava di migliorare per gli altri e più le
cose andavano peggio, inoltre, più si deprimeva, più cercava di
riempire il vuoto che sentiva dentro con cose inutili.
Più
sentiva di sbagliare e più si puniva.
Un
giorno passò di li il famosissimo Gufo Saggio.
Il
Gufo passava nel bosco ogni 30 anni al fiorire dei ciclamini odorosi
per lenire i dolori delle creaturine del bosco.
Appena
si seppe del suo arrivo una lunga fila di strani individui si formò
davanti al suo nido provvisorio.
Il
Gufo, verso sera, vide da lontano la bimba/fanciulla che
occhieggiava dal suo ricciorifugio (perché non aveva il coraggio di
uscire) ed incuriosito, con un elegante volo atterrò davanti alla
casupola.
“Che
ci fai rinchiusa la dentro bella fanciulla?” chiese con voce dolce
(per quanto possa essere dolce la voce di un gufo).
“Ci
abito” rispose la ragazza con tono un pochino aggressiva, come
ultimamente era solita fare.
“Abiti
dentro uno scomodo riccio? Ma una casa dovrebbe essere calda,
spaziosa, confortevole, con tende di pizzo ed un bel giardinetto.
Perché non ti trasferisci in un bel fungo? Non vedi com'è
meraviglioso qui fuori?”.
“Un
fungo non può offrirmi nessuna protezione” rispose lei.
“Ma
proteggere da chi, e da cosa?” chiese il gufo.
“Non
sai che il bosco è pieno di gente malvagia che tenta di entrare nel
mio cuore per stropicciarmelo tutto? E non sai che la maggior parte
delle volte io glielo lascio fare?” Replicò sconsolata.
“Io
non vedo tutte queste persone malvagie” disse il volatile “
Vedi la fila che si è formata per chiedere un mio consiglio? Mi
sembrano tutte creature con dei problemi, questo si, ma non
malvagie!”
“Attento”
disse la graziosa “ Si truccano per bene da buoni, ed usano una
polvere magica, poi appena possono …....... zak …........ ti
fregano!”
“Facciamo
una prova” replicò allora il Gufo “fidati di me, dammi la mano,
esci dal riccio e guardiamo negli occhi queste spaventevoli
creature”.
Quindi
il Gufo la prese per mano e la portò fuori dal rifugio, non prima
però di averle passato una sua ala sugli occhi, per eliminare i
condizionamenti delle esperienze negative precedenti.
Ora
gli occhi della fanciullina erano in grado di vedere al di là delle
apparenze e dei condizionamenti.
Era
in grado di vedere che anche gli altri erano solo dei poveri diavoli
pieni di paura e che come lei vivevano dentro ricci, noci, buchi di
alberi e tane scavate nel profondo della terra per proteggersi.
Anche
loro cercavano l'amore al di fuori da se stessi e non dentro come
andrebbe correttamente fatto .
Ferivano
prima di essere feriti e dietro ogni loro povera vita si nascondeva
una profonda sofferenza.
Le
creature ferite si riconoscevano a vicenda e si univano in diversi
tipi di rapporti malsani col solo scopo di farsi del male, divenendo
a volte vittime e a volte carnefici.
Di
malvagi veri ce ne erano veramente pochi.
Le
persone amorevoli venivano scambiate per stupide e sistematicamente
allontanate dal gruppo.
Sembrava
quasi di osservare un girone infernale.
“Vedi”
disse il Gufo Saggio “Tu e tutti gli altri, avete vissuto la vostra
vita facendovi del male, scambiando la paura per cattiveria.
Avete
cercato l'amore in maniera aggressiva, e li dove non esisteva; chi
perdendo il suo gioiello preferito in casa andrebbe a cercarlo in
giardino?
“Tu
non hai mai guardato dentro te stessa” disse il saggio volatile “
hai preteso l'amore, ne hai dato poco e quando l'hai dato hai sempre
presentato il conto . L'amore vero non si paga e non si pretende! La protezione la da il rispetto verso se stessi e l'amor proprio”
“Cambia
punto di vista” continuò il Gufo “l'amore, non cercalo più,
comincia a darlo ma non pretendere che gli altri lo accettino sempre
….......... e mi raccomando......... amati di più e non presentare il conto!”
E
con questo volò via per andare ad aiutare altre creature
sofferenti.
La
fanciulla capì.
Diede
un bel paio di martellate al riccio che oramai era diventato il suo
abito preferito e si preparò un giaciglio all'aperto, proprio sotto
le stelle, senza protezione alcuna.
Quella
fu la notte più bella della sua esistenza.
Iniziò
a vivere dando amore invece di pretenderlo dagli altri, non chiese
mai nulla in cambio; imparò ad amare se stessa e capì che non aveva nulla che non andasse bene e che non era necessario sprecare la vita nel tentativo di punirsi per qualche colpa immaginaria.
Non che non soffrì più, ma
un riguadagnato rispetto verso se stessa le impedì, di andarsi a
ficcare in situazioni spiacevoli….......... e guarda un po', come
per incanto, l'amore comincio ad inondare la sua nuova, meravigliosa
vita!
bella favola! Quante volte siamo così, chiusi nella nostra "castagna"!
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