Salve
a tutti voi!
Visto
che nel mio ultimo post ho parlato di cibo, volevo annunciarvi che,
al grido di: “qualche volta un piatto di buon cibo
può aiutare a lenire le paturnie!”, vorrei, ogni
tanto, inserire una ricettina nel blog.
Mi
farò accompagnare in questo viaggio psicogastronomico dalla mia
amichetta L.
L.
è una dolce piccola rotondetta signora non più giovanissima, che
conosco da vari anni, con un sorriso accattivante, senza una ruga,
con una salute di ferro, e che mi viene in aiuto, ogni tanto, con
delle ricette e le sue perle di saggezza.
- non è mai stata una bellezza. E' la prima ed unica figlia di due genitori anziani che ora non ci sono più - (non vi preoccupate, sono morti quasi centenari e in buona salute) (?) - che hanno lasciato la figlia con l'unica compagnia di due arzille zie vecchiette che però abitano su al nord.
L'unico
punto forte di L. sono le sue mani. Piccole e rosee come quelle di
una bambinetta, le tiene sempre super curate; la sua borsetta degli
smalti ne contiene più di 100!
Lavora
in quella che credo essere una delle ultime biblioteche di quartiere
e abita in una casa piccola piccola tutta fronzoli e merletti con un
minuscolo giardino, in compagnia di un gattone nero dal nome
Bianchetto (?)
La
vita non è stata sentimentalmente molto generosa con L.
Ha
avuto diverse storie ma non si è mai sposata ( sul suo cv ci sono
anche un paio di brevi convivenze). E' sempre inciampata nell'uomo
sbagliato (sbagliato per lei ma buono x le altre) ed è sempre stata
lasciata perché tacciata di essere, a seconda dei casi: “troppo
buona”, “troppo scontata”, “troppo presente”, “troppo
assente”, “troppo gelosa”, “poco gelosa” “affidabile”,
“inaffidabile” , “passionale”, “fredda come un iceberg
….etc...
Va
da se che L. non ha figli e forse è questo il suo unico grande
rimpianto; sarebbe sta una mamma eccezionale!
Timida
ed introversa non ha nemmeno molte amicizie, e poi ..tutte le sue
amiche finiscono x mettersi con i suoi fidanzati...quindi!
Diciamo
che L., insieme a me, è la più grande esperta di singletudine
totale!
Nonostante
ciò non ha mai perso la sua frizzantezza (anche se di momenti
brutti, nella sua vita, ce ne sono stati tanti) né la speranze di
trovare il Grande Amore o una amicizia sincera.
Però,
dopo tanti anni di aspettative, ha deciso di arrendersi alla vita e
di starsela a godere invece che trattenere il fiato in attesa di quel
“non si sa che” che non arriva mai..
Come
ho già detto è una bella cicciottella (tanto non si offende, e poi
sta leggendo questo pezzo insieme a me!) che convive magnificamente
con il suo corpo, la sua frase preferita è : “meglio
abbracciare una bella ciambella che un osso di pollo!”.
Essendo
una cuoca brava e fantasiosa, quando le cose non vanno molto bene e
lei si sente giù, sperimenta sempre un piatto nuovo.
Se
viene fuori qualcosa di buono, dato che sa che sono appassionata di
cucina, mi chiama e mi passa la ricetta compresa di annessi e
connessi (ossia dell'episodio che ne ha fatto fiorire la
realizzazione). Lei le chiama “le ricette del buon dolore”,
ossia come da una delusione, un dolore o uno stress può venire fuori
qualcosa di buono.
Sempre
gentile con il prossimo, ha saputo che sono impegnata in un blog
sulla “singletudine” ed ha deciso di aiutarmi permettendomi di
pubblicare queste ricette.
Prima
di immergerci in questo viaggio culinario, ricordiamo che il cibo può
fungere da antidepressivo naturale ma una volta ogni tanto, non
bisogna farci l'abitudine, altrimenti invece di risolvere un problema
creiamo una dipendenza. Consoliamoci si, ma con giudizio.
Leggiamo
insieme una serie di consigli che L. ci da prima di metterci ai
fornelli:
- il frigo deve essere sempre una festa di colori e profumi; difficilmente un piatto consolatorio viene programmato in anticipo, quindi più cose avremo in dispensa più facile sarà realizzare quello che desideriamo.
- Comperiamo sempre quello che riteniamo essere il meglio per noi, in proporzione a quello che possiamo spendere, magari compriamo meno ma di qualità migliore.
- Occhio alla salute! Consoliamoci realizzando ricette che ci possiamo permettere di mangiare: le coliche, una cattiva digestione o una allergia non hanno mai consolato nessuno. Non vogliamo mica farci del male, dobbiamo ben badare a noi stessi!.
Il
“confort food”, per poter esprimere al meglio il suo potere
terapeutico, necessita di una adeguata coreografia:
- Sono banditi piatti e bicchieri di carta. Usate il più bel piatto e il più bel bicchiere che avete e se non ne avete compratevene uno ; per fortuna oggi si possono comperare anche i pezzi singoli e non è necessario prendere un servizio da 200 persone. L., non avendo grandi disponibilità economiche, li prende sempre al mercatino dell'usato.
- Non si mangia MAI in piedi ma si sceglie una soluzione comoda; non necessariamente bisogna sedersi a tavola , io per esempio adoro mangiare davanti alla tv sdraiata sul divano, L. sulla sua poltrona preferita col gatto accoccolato ai piedi, ma va bene il pavimento, il letto o qualsiasi cosa vi faccia sentire rilassati. Dice L. : “siamo o non siamo padroni da fare quel che più ci aggrada? Questo è uno dei vantaggi del vivere da soli!”
- Apparecchiate sempre per bene con tovaglietta, vassoio etc.
- Chi non ha problemi di salute potrà accompagnare il cibo con un bicchiere di buon vino,ma per chi non può, sarà ugualmente gradevole bere una bibita, un succo e perché no, dell'acqua del rubinetto, tutto sta nello spirito con il quale le cose vengono fatte.
- Accendere una candela (attenti a non dare fuoco alla casa) o mettere un fiore in un bicchiere sarà di grande aiuto.
- La preparazione del cibo dovrebbe essere una specie di rituale mistico, un momento creativo, una preghiera . Preparare il cibo ci distrae e ci allontana dai pensieri cattivi, è una specie di meditazione.
- Per mangiare bisogna essere sereni altrimenti anche il piatto più prelibato può diventare un veleno
- Non ingozziamoci, è segno di non serenità, si mangia con calma, gustando ogni boccone, masticando lentamente, favoriremo la digestione e ci sazieremo prima.
- Non si mangia solo con la bocca, ma anche con gli occhi e col naso. Cerchiamo di percepire tutte le sfumature di sapore, colore e profumo del cibo che abbiamo preparato.
- Ringraziare per il cibo che ci viene concesso, è una buona cosa, perché non per tutte le persone i pasti sono una cosa scontata.Ma perché mettere tutta questa cura nella preparazione di un pasto? Perché essere amorevoli e rispettosi con se stessi è sempre una mossa vincente, questo a 20 come a 100 anni.
Le
ricette saranno sempre calibrate su una porzione, saranno facili da
realizzare e sempre legate ad un evento che ne ha stimolato la
creazione. Chiaramente vanno benissimo anche per più persone, basta
aumentare le dosi.
Grazie
per la vostra attenzione e ….. Buon Appetito!
PS:
la prima ricetta sarà: “Lo strano caso della vellutata di
ferragosto”.
Condivido e complimenti per l'articolo, sembra tratto da un libro di cucina!
RispondiEliminaNel mondo frenetico in cui viviamo, nel quale corri di qua e di la, e il tempo sembra sempre correre veloce, il pensiero di mangiare come lo hai descritto ti viene proprio voglia di rilassarti e goderti la giornata o serata
Grazie!
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