mercoledì 5 settembre 2012

IL CIBO CONSOLATORIO (ovvero, forse per oggi, non mi suicido più. Ovvero "le ricette del buon dolore")






Salve a tutti voi!

Visto che nel mio ultimo post ho parlato di cibo, volevo annunciarvi che, al grido di: qualche volta un piatto di buon cibo può aiutare a lenire le paturnie!, vorrei, ogni tanto, inserire una ricettina nel blog.

Mi farò accompagnare in questo viaggio psicogastronomico dalla mia amichetta L.

L. è una dolce piccola rotondetta signora non più giovanissima, che conosco da vari anni, con un sorriso accattivante, senza una ruga, con una salute di ferro, e che mi viene in aiuto, ogni tanto, con delle ricette e le sue perle di saggezza.

  1. non è mai stata una bellezza. E' la prima ed unica figlia di due genitori anziani che ora non ci sono più - (non vi preoccupate, sono morti quasi centenari e in buona salute) (?) - che hanno lasciato la figlia con l'unica compagnia di due arzille zie vecchiette che però abitano su al nord.

L'unico punto forte di L. sono le sue mani. Piccole e rosee come quelle di una bambinetta, le tiene sempre super curate; la sua borsetta degli smalti ne contiene più di 100!

Lavora in quella che credo essere una delle ultime biblioteche di quartiere e abita in una casa piccola piccola tutta fronzoli e merletti con un minuscolo giardino, in compagnia di un gattone nero dal nome Bianchetto (?)

La vita non è stata sentimentalmente molto generosa con L.

Ha avuto diverse storie ma non si è mai sposata ( sul suo cv ci sono anche un paio di brevi convivenze). E' sempre inciampata nell'uomo sbagliato (sbagliato per lei ma buono x le altre) ed è sempre stata lasciata perché tacciata di essere, a seconda dei casi: “troppo buona”, “troppo scontata”, “troppo presente”, “troppo assente”, “troppo gelosa”, “poco gelosa” “affidabile”, “inaffidabile” , “passionale”, “fredda come un iceberg ….etc...

Va da se che L. non ha figli e forse è questo il suo unico grande rimpianto; sarebbe sta una mamma eccezionale!

Timida ed introversa non ha nemmeno molte amicizie, e poi ..tutte le sue amiche finiscono x mettersi con i suoi fidanzati...quindi!

Diciamo che L., insieme a me, è la più grande esperta di singletudine totale!

Nonostante ciò non ha mai perso la sua frizzantezza (anche se di momenti brutti, nella sua vita, ce ne sono stati tanti) né la speranze di trovare il Grande Amore o una amicizia sincera.

Però, dopo tanti anni di aspettative, ha deciso di arrendersi alla vita e di starsela a godere invece che trattenere il fiato in attesa di quel “non si sa che” che non arriva mai..

Come ho già detto è una bella cicciottella (tanto non si offende, e poi sta leggendo questo pezzo insieme a me!) che convive magnificamente con il suo corpo, la sua frase preferita è : “meglio abbracciare una bella ciambella che un osso di pollo!”.

Essendo una cuoca brava e fantasiosa, quando le cose non vanno molto bene e lei si sente giù, sperimenta sempre un piatto nuovo.

Se viene fuori qualcosa di buono, dato che sa che sono appassionata di cucina, mi chiama e mi passa la ricetta compresa di annessi e connessi (ossia dell'episodio che ne ha fatto fiorire la realizzazione). Lei le chiama “le ricette del buon dolore”, ossia come da una delusione, un dolore o uno stress può venire fuori qualcosa di buono.

Sempre gentile con il prossimo, ha saputo che sono impegnata in un blog sulla “singletudine” ed ha deciso di aiutarmi permettendomi di pubblicare queste ricette.

Prima di immergerci in questo viaggio culinario, ricordiamo che il cibo può fungere da antidepressivo naturale ma una volta ogni tanto, non bisogna farci l'abitudine, altrimenti invece di risolvere un problema creiamo una dipendenza. Consoliamoci si, ma con giudizio.

Leggiamo insieme una serie di consigli che L. ci da prima di metterci ai fornelli:

  1. il frigo deve essere sempre una festa di colori e profumi; difficilmente un piatto consolatorio viene programmato in anticipo, quindi più cose avremo in dispensa più facile sarà realizzare quello che desideriamo.
  2. Comperiamo sempre quello che riteniamo essere il meglio per noi, in proporzione a quello che possiamo spendere, magari compriamo meno ma di qualità migliore.



  1. Occhio alla salute! Consoliamoci realizzando ricette che ci possiamo permettere di mangiare: le coliche, una cattiva digestione o una allergia non hanno mai consolato nessuno. Non vogliamo mica farci del male, dobbiamo ben badare a noi stessi!.



Il “confort food”, per poter esprimere al meglio il suo potere terapeutico, necessita di una adeguata coreografia:



  • Sono banditi piatti e bicchieri di carta. Usate il più bel piatto e il più bel bicchiere che avete e se non ne avete compratevene uno ; per fortuna oggi si possono comperare anche i pezzi singoli e non è necessario prendere un servizio da 200 persone. L., non avendo grandi disponibilità economiche, li prende sempre al mercatino dell'usato.
  • Non si mangia MAI in piedi ma si sceglie una soluzione comoda; non necessariamente bisogna sedersi a tavola , io per esempio adoro mangiare davanti alla tv sdraiata sul divano, L. sulla sua poltrona preferita col gatto accoccolato ai piedi, ma va bene il pavimento, il letto o qualsiasi cosa vi faccia sentire rilassati. Dice L. : “siamo o non siamo padroni da fare quel che più ci aggrada? Questo è uno dei vantaggi del vivere da soli!
  • Apparecchiate sempre per bene con tovaglietta, vassoio etc.
  • Chi non ha problemi di salute potrà accompagnare il cibo con un bicchiere di buon vino,ma per chi non può, sarà ugualmente gradevole bere una bibita, un succo e perché no, dell'acqua del rubinetto, tutto sta nello spirito con il quale le cose vengono fatte.
  • Accendere una candela (attenti a non dare fuoco alla casa) o mettere un fiore in un bicchiere sarà di grande aiuto.



  • La preparazione del cibo dovrebbe essere una specie di rituale mistico, un momento creativo, una preghiera . Preparare il cibo ci distrae e ci allontana dai pensieri cattivi, è una specie di meditazione.
  • Per mangiare bisogna essere sereni altrimenti anche il piatto più prelibato può diventare un veleno
  • Non ingozziamoci, è segno di non serenità, si mangia con calma, gustando ogni boccone, masticando lentamente, favoriremo la digestione e ci sazieremo prima.
  • Non si mangia solo con la bocca, ma anche con gli occhi e col naso. Cerchiamo di percepire tutte le sfumature di sapore, colore e profumo del cibo che abbiamo preparato.
  • Ringraziare per il cibo che ci viene concesso, è una buona cosa, perché non per tutte le persone i pasti sono una cosa scontata.

    Ma perché mettere tutta questa cura nella preparazione di un pasto? Perché essere amorevoli e rispettosi con se stessi è sempre una mossa vincente, questo a 20 come a 100 anni.


Le ricette saranno sempre calibrate su una porzione, saranno facili da realizzare e sempre legate ad un evento che ne ha stimolato la creazione. Chiaramente vanno benissimo anche per più persone, basta aumentare le dosi.

Grazie per la vostra attenzione e ….. Buon Appetito!

PS: la prima ricetta sarà: “Lo strano caso della vellutata di ferragosto”.




2 commenti:

  1. Condivido e complimenti per l'articolo, sembra tratto da un libro di cucina!
    Nel mondo frenetico in cui viviamo, nel quale corri di qua e di la, e il tempo sembra sempre correre veloce, il pensiero di mangiare come lo hai descritto ti viene proprio voglia di rilassarti e goderti la giornata o serata

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GRAZIE PER IL COMMENTO!