Misticanza!
E chi è romano o comunque laziale sa di cosa parlo. Erba stella ( o
minutina), ruchetta, crescione, pimpinella, lattuga di campo,
porchiacca (o portulaca o erba porcellana), raperonzoli, cicoria
selvatica, crespigno (songino), finocchietto selvatico, indivia, erba
noce (o erba San Pietro), caccialepre (o lattughino), ramolacci
(ravanelli selvatici), pepolina (santoreggia), cresta di gallo,
tarassaco (o dente di cane o pisciacane), cipiccia (cipollina
fresca), valeriana, cordone del frate, malva, orecchio d’asino (o
erba di San Lorenzo), Piattello e Cerfoglio.
Tutto
questo ben di Dio che varia a seconda della stagione sta nella
misticanza romana ed ora è il momento delle erbe migliori.
Oggigiorno
non molto facile da reperire chi ha la fortuna di conoscere bene le
erbe può raccoglierla negli spazi puliti fuori dalle città. Io che
non ho questa fortuna, ogni tanto riesco a trovarla al mercato.
Quella
classica, il top, si mangia cruda, condita con olio evo, aceto e
sale. Oppure si può insaporire con un pesto di alici sott’olio ed
aglio , come si fa con le puntarelle.
Quella
meno “famosa” che si fa cotta, si ripassa in padella con aglio,
olio e peperoncino (senza farla sbollentare prima).
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